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Una carta inédita de Juan Meléndez Valdés al Padre Andrés

Pages 33-36 | Published online: 21 Sep 2007
 

Notes

1. G. Demerson, DonJuan Meléndez Valdés y su tiempo (1754–1817) (Madrid: Taurus, 1971), I, pág. 150.

2. M. J. Quintana, Noticia histórica y literaria de Meléndez Valdés, BAE, XIX (Madrid, 1946), 109–21. En la nota 1 de la pág. 115 se lee : ‘El abate don Juan Andrés era mas franco ; en la carta que le escribió entonces le decía: “¿Y qué pueden decir los mas severos censores contra un magistrado que publica tan apreciables poesías? Yo antes bien creeré que una mente que con tanta verdad sigue en sus versos lo bello, no se apartará en sus sentencias de lo justo”.’

3. Me ha señalado esta carta la dr. Livia Brunori que está trabajando sobre el P. Andrés en vista de la publicación de su riquísimo epistolario: quiero aquí agradecer públicamente su amabilidad. También doy las gracias al Rev. Padre Vincenzo Monachino S.J. de la Pontificia Universidad Gregoriana de Roma (en cuyo Archivo se conserva la carta autógrafa de Meléndez Valdés) por la atención y gentileza con que me autorizó consultarla y transcribirla.

4. G. Demerson, op. cit., I, pág. 337.

5. G. Demerson, op. cit., I, pág. 340.

6. M. Battlori, S. J., ‘Tre ex-gesuiti spagnoli nella formazione di Angelo Mai’ en Bergomum, XXVIII (1954), 198–99 reproducido en La cultura hispano-italiana de los jesuitas expulsos (Madrid: Gredos, 1966).

7. G. Demerson, op. cit., I, pág. 332.

8. G. Demerson, op. cit., I, 340–41. El texto en: Juan Meléndez Valdés, Obras en verso, e. J. H. R. Polt y J. Demerson (Oviedo: Cátedra Feijoo, 1981), II, 796–803.

9. Juan Meléndez Valdés, op. cit., II, 763–67.

10. Juan Meléndez Valdés, op. cit., II, 767–72. Nótense en la pág. 770 los versos 121–37 y véase también G. Demerson, op. cit., I, 323–25.

11. G. Demerson, op. cit., I, 334–35.

12. Juan Meléndez Valdés, Discursos forenses, ed. José Esteban, prólogo de G. Demerson (Madrid: Fundación Banco Exterior, 1986).

13. G. Demerson, op. cit., I, pág. 353.

14. G. Demerson, op. cit., I, pág. 365.

15. G. Andrés, Della Letteratura Spagnuola (Firenze: Ciardetti, 1804) en L'Ape, núm. 9, 28 de abril de 1804, 439–48 y núm. 10, 26 de mayo de 1804, 514–28. En la pág. 521: ‘Ma d'eloquenza didascalica ne potrei citar molti, e buoni. Basti per tutti il Sig. D. Gaspare Jovellanos, il quale in molti discorsi accademici, nell’Informe, ovvero giudizio sopra una legge agraria, in molte memorie, e lettere scientifiche, in moltissime altre opeette la maggior parte edite, ma alcune ancor inedite da me vedute, ha una tale chiarezza, rapidità, leggiadria, eleganza e grazia, che possono proporsi per vero esemplare d'eloquenza in quella sorte di scritti. Nè minore è il merito della sua poesia: non n'ho veduti che pochi pezzi; ma ex ungue leonem; che facilità, che eleganza, che sentimenti! La sua commedia: El Delincuente honrado e nel dialogo, e nell'intreccio e negli affetti, e in tutta la condotta non è certamente inferiore ad alcuna delle migliori francesi in quel genere, e a molti forse sembrerà superiore a tutte’.

16. G. Andrés, op. cit., pág. 522: ‘Ma il poeta spagnuolo, che più vedo piacere a quanti possono gustare questa poesia, è, senza voler defraudare il merito di tanti altri, il Sig. Meléndez Valdès. Egli ha coltivato tutti i campi della poesia, e in tutti ha prodotto preziosi frutti. Ha dato un saggio dell'epica e della comica, ha scritto epistole, discorsi o sermoni, elegie ed egloghe, e in tutto s'è fatto vedere poeta; la lírica nondimeno è sopra tutte le sorti di poesia quella che più lo distingue, e dove meglio ha fatto spiccare il suo genio poético, l'eleganza, e cultura, l'armonia, e sonorità dei versi rendono più nobili e maestosi i lirici suoi voli. Ma particolarmente nelle canzonette erotiche o anacreontiche è superiore a se stesso, ne sò in verità che abbia l'eguale in altre nazioni; si troverà forse in altri poeti uno che altro pezzo che possa per avventura superar quelli di Meléndez, ma un libretto d'anacreontiche tutte sì dolci e leggiadre, con sì graziosi pensieri, e sentimenti sì teneri e delicati, non so che possa vantarlo verun altro poeta’.

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