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Is Francesco Patrizi’s L’Amorosa Filosofia a heterodox reading of the Symposium?

Pages 631-648 | Published online: 05 Nov 2019
 

ABSTRACT

This paper focuses on L’Amorosa Filosofia, perhaps the most compelling response to Ficino’s De Amore produced in the sixteenth century, as it is centered on the notion of love as philautia, based upon a naturalistic and psychological interpretation. The learned lady Tarquinia Molza, the most important interlocutor of Francesco Patrizi, affirms that love, from its beginnings in the inner self to its end, when reaching the divine, cannot but be a phenomenon that engages the sense of touch, showing a naturalistic attitude toward the body and an interest in the mediation between matter and spirit. Contrary to popular notions of self-love as selfish and callous, an honest man must necessarily love himself first in order to love others. In The Praise of Folly, Erasmus also tackles the concept, making Folly praise Philautia as a fundamental means for happiness. More relevant to Patrizi’s work, in Mario Equicola’s De Natura de Amore, there is a long digression on the virtues of self-love.

Notes

1 Patrizi da Cherso, Lettere ed opuscoli inediti, 11–2: “Tarquinia miracolo di tutte le donne, e per la incomparabile dottrina della lingua volgare, la latina e la greca, e per la filosofia e poesie sue, e per la musica, e per la le bontà et altre virtù singolari dell’animo, e per le bellezze e gratie singolari, che arde di desiderio di rinnovare e di mandare a’ posteri la memoria del suo avo, Francesco Maria Molza”.

2 Vandelli, Opuscoli inediti di Tarquinia Molza, 8.

3 Tiraboschi, Biblioteca modenese, 146–52.

4 Patrizi da Cherso, L’Amorosa Filosofia, 38–42.

5 Romei, I Discorsi, 16, 31, 39.

6 Patrizi da Cherso, Lettere ed opuscoli inediti, 51.

7 Patrizi da Cherso, Discussionum peripateticarum, 3: “Ad Tarquiniam Molziam, divam mulerum”: “Cui dono sapidum, novum libellum Docto Graiorum pumice expolitum? Tarquinia tibi. Namque tu solebas Sophorum nimium amare chartas” […] viragnium omnium, quot sunt, quot fuerunt, quotque alios erunt in annos, doctissimae.“ Hanc tu, quod omnium hominum admirationem vincat, in Platone tribus mensibus me praelegente edidicisti […] Sed dii boni, quae eloquentia? Quae argutiae? Qui sales? Quae iucunditas in conversando? Quae humanitas? Quae urbanitas? His tot tantisque ingenii ornamentis comites sese addiderunt nobilitas generis, pulchritudo eximia, mores animi insignes”.

8 Trismegistus, Corpus Hermeticum. Asclepius, 321.

9 Camilli, Imprese illustri, 50.

10 Patrizi da Cherso, L’Amorosa Filosofia, 9–10.

11 Speroni, Apologia dei dialoghi, 275.

12 Patrizi da Cherso, L’Amorosa Filosofia, 8–9: “Quar<e>ngo: Dopo lo havermi adunque il Patrizio dato conto de’ suoi negotii e de’ suoi molti e gravi travagli, e in Ispagna e nel ritorno, mi venne appresso seguendo, come giunto a Modona, fusse raccolto dal cavaliere Alessandro Baranzone suo antico et cordiale amico, huomo saggio, […] e come pochi giorni <in> poi fusse da altri amici suoi di studio introdotto alla divina [T. Molza], e come a poco a poco fusse ito scoprendo e conoscendo le sue eccellenze; e come si disponesse ad insegnarle la lingua greca et introdurla a Platone et a’ pythagorici, poi che in Aristotele conobbe ella essere molto avanti; e come a richiesta di lei di servirla due anni, di promessa si fosse disposto, et sempre poi di volontà; e come al maggio venente [1577] fosse per sue bisogne ito a Roma; e come quivi havea alloggiato in casa il signor Patritio Patritii Sanese […] Mi narrava poi che stando egli quivi, il signor Patritio, […] havea per uso di avere seco a desinare a cena più amici suoi e gallanti huomini. Ove di varie e nobili cose si ragionava, e che fra l’atre una mattina vi si trovarono messer Sperone Speroni nostro, messer Carlo Gualterucci, messer Carlo Segonio, […], et con lui messer Hortensio Grilenzoni e messer Benedetto Manzuolo e messer Gasparre Silingardo, tutti e cinque Modanesi, messer Marco Felini Cremonese, messer Fabritio Dentici Napoletano, messer Bernardino Telesio Cosentino, messer Maffeo Venieri Venetiano, messer Vi<n>cenzo Cantoni Sanese […]”.

13 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 5.

14 Vasoli, “L’amorosa filosofia di Francesco Patrizi e la dissoluzione del mito dell’amore”, 426.

15 Patrizi, Poetica, Deca ammirabile, 310.

16 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 25.

17 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 31.

18 Luigini, Il libro della bella donna, 219.

19 Luigini, Il libro della bella donna, 296.

20 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 35.

21 For information on the reading of the Conclusiones, see Solerti, Vita di T. Tasso, 1:131, n. 3; a modern edition was published in Manetti, Le conclusioni amorose, 33–45.

22 Tasso, Dialoghi, 876.

23 Bargagli, Dialogo de’ giuochi; Bargagli, ITrattenimenti.

24 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 65.

25 Patrizi da Cherso, Poetica. Deca Historiale, I, 4.

26 Cavallari, “L’insegnamento di Patrizi in alcuni madrigali di Tarquinia Molza”, 134.

27 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 64: “O quante volte mi ritorna a mente/ Quel dì felice e ’l loco/Ove Amor dolcemente/Il petto m’arse d’invisibil foco. Alhor vidi raccolto in human velo/Tanta luce e beltade,/Leggiadria e honestade/Quanta già vidi e contemplai nel cielo. E piena di stupore/La mente e ’l cor d'horrore/Più volte gli occhi e ’l bel viso mirai. Poi dalla maraviglia un tal diletto/Mi nacque al cor, ch’altro più non bramai/Che contemplando unirmi al caro oggetto”.

28 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 86.

29 Pliny, Hist, Nat., 267, 307.

30 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 97.

31 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 100.

32 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 125: “Et della quarta maniera del venereo, lascierò io stare hoggi di ragionare poi che è cosa lunghissima et è quella che travaglia tanto gli amanti che ne hanno pieno tutto il mondo, che arde di loro fuoco e di loro fiamme”.

33 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 102.

34 Aristotle, Mor. Nic., 137.

35 Equicola, Libro de Amore, 306.

36 Equicola, Libro de Amore, 307, 310–1: “Desideramo di quelli (beni) qualcheuno et forsi tucti, per essere ad ciaschuno animale naturalmente dato volere conservare sé medesmo in optimo stato, et desiderare quel si crede li sia bene. Ama quelle cose le quali salutari et proficue cognosce; fuge quelle le quali li possono apportare il contrario, et essere causa di suo dolore et damno. Tanto questo appetito et desio è più assiduo et in qualche parte più vehemente in noi, quanto più semo di ragione participi. Tucti desideramo, tucti cercamo di conseguire el desiderato, et di ciò nulla altra causa apparente se vede se non amore di sé stesso. Quanto dunque uno ama più sé stesso, tanto più ama li adiutori de sue voluntate, et ha in odio chi quelle disturba […] Per questo si amano alcuni como noi medesmi, et non altrimenti del loro bene ne allegramo et contristamo del male, che del nostro solemo […] Adunque concludemo l’huomo in tutti suoi effetti, & attioni non pensare, ne operare altro che amor se stesso, et di questo amare dicemo essere ultimo fine la volupta”.

37 Speroni, Discorso primo dal titolo Dell’amor di se stesso, 524.

38 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 102.

39 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 117.

40 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 122.

41 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 122.

42 Patrizi, L’Amorosa Filosofia, 109.

43 Equicola, Libro de natura de amore, 149.

44 Ficino, Commentaire sur le Banquet de Platon, Commentarium in Convivium, 17: “Triplex igitur pulchritudo: animorum, corporum, atque vocum. Animorum mente cognoscitur; corporum oculis, vocum auribus solis percipitur. […] amor vero sit fruende pulchritudinis desiderium, amor semper mente, oculis, auribus est contentus. Quid olfactus? Quid gustu? Vel tactu opus est? Odores, sapores, calorem, frigus, mollitiem et duritiem horumque similia sensus isti percipiunt. Istorum nullum humana pulchritudo est, cum forme simplices sint […] Amor tamquam eius finem fruitionem respicit pulchritudinis. Ista ad mentem, visum, auditum pertinent solum. Amor ergo in tribus his terminatur; appetitio vero, que reliquos sequitur sensus, non amor sed libido rabiesque vocatur”.

45 Patrizi, Il Delfino ovvero del bacio, 148: “A cotesto io dico che altra cosa è piacimento, altra desiderio, altra affetione et altra amore. Piacimento è un desiderio dell’animo in se stesso, in contemplando veduta bellezza, o altra buona o perfetta cosa. Ma desiderio è un composto intero di piacimento, di desiderio e di affetione”.

46 Patrizi, Il Delfino ovvero del bacio, 145: “E dico in questa guisa: ch’amor nasce ne’ cuori o da somiglianza, ch’altri habbiano infra di loro, o da bellezza ch’altri abbia in se stesso, o da ambedue cose congiunte”.

47 Patrizi, Il Delfino ovvero del bacio, 160–1: “Il cuore innamorato desidera […] rinnovamento della sua gioia, puotegli esser rinnovata da spiriti fratelli de’ primieri. E ciò può venire […] per toccamento della persona amata […], che con quanta più parte del suo corpo l’amante tocca il corpo dell’amato, tanto più et arde et gioia sente”.

48 Maurette, The Forgotten Sense, 87–90.

49 Muccillo, “Il De Humana Philosophia» di Francesco Patrizi nel codice Barberiniano Greco”, 307: “Dal giovanile dialogo Il Delfino, ai Discorsi et Argomenti alle Rime di Luca Contile, all’Amorosa filosofia, fino al De Humana Philosophia, corre un filo coerente che indica una direzione costante della sua riflessione filosofica rivelando, nel vasto orizzonte del suo platonismo, la profonda assimilazione della lezione aristotelica e telesiana”.

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