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Tavola Rotonda. Visualizzare la Razza e Costruire la Bellezza in Italia (1922–2018)

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Pages 432-460 | Published online: 08 Oct 2018
 

ABSTRACT

La nostra tavola rotonda riflette a partire da una prospettiva intersezionale sulla costruzione di modelli di bellezza nel tempo lungo tra fascismo e contemporaneità. Essa si inaugura con una breve introduzione a cura di Gaia Giuliani. Ad essa segue il saggio di Monica Di Barbora sulla costruzione fascista ‘per contrasto’ (con la corporeità deprecabile e nera delle colonizzate africane) degli ideali di bellezza femminile in alcune riviste. Il secondo saggio, di Vincenza Perilli, si concentra sulla costruzione della bellezza femminile proposta dalla rivista Noi donne. Il terzo è di Tatiana Petrovich Njegosh ed indaga, mediante una disamina del concorso di Miss Italia, la tensione tra articolazioni egemoniche della bellezza femminile italiana ed ideali di bianchezza. Segue il contributo di Giuliani sulla cinematografia minore degli anni Settanta e sull’oggettivazione cannibalistica del corpo femminile e nero. Chiude il saggio di Goffredo Polizzi su mascolinità e meridionalità nella trasmissione televisiva Cinico Tv.

Notes

1 Shirley A. Tate, ‘Not All the Women Want to be White: Decolonizing Beauty Studies’, Decolonizing European Sociology: Transdisciplinary Approaches, a cura di Encarnacion Gutierrez Rodriguez,‎ Manuela Boatcă and‎ Sérgio Costa (Oxon and New York: Routledge, 2016), pp. 195–212.

2 Monica Moreno Figueroa, ‘Displaced Looks: The Lived Experience of Beauty and Racism’, Feminist Theory, 142 (2013) 137–51.

3 Peg Zegling Brand, Beauty Matters (Bloomington: Indiana University Press, 2000).

4 Per uno sguardo sui beauty studies specie in relazione ai race studies si vedano, tra gli altri, i lavori di Sarah Banet-Weiser, Jeanelle Hobson, Shirley A. Tate, Monica Moreno Figueroa, Megan Rivers-Moore, Maxine Leeds Craig, Rita Felski, Ruth Holliday, Erin Kenny, Anoop Nayak, Elisabeth Gackstetter Nichols, Partha Mitter, Jacqueline Sanchez-Taylor, Claire Colebrook, Liz Conor.

5 In questa sede le nostre analisi non si concentrano sui corpi dis-abili, per quanto in Italia, alcune studiose e studiosi se ne stiano occupando da tempo (si veda il lavoro di Elisa A.G. Arfini).

6 Étienne Balibar, ‘Racism and Nationalism’, in Immanuel Wallerstein e Étienne Balibar, Race, Nation, Class. Ambiguous Identities (New York: Verso, 1991), p. 49.

7 ‘La sottile linea bianca. Intersezioni tra razza, genere e classe nell’Italia postcoloniale’, tavola rotonda a cura di Gaia Giuliani, Studi culturali, 2 (2013) e G. Giuliani (a cura di), Il colore della nazione (Firenze: Le Monnier; Milano: Mondadori Education, 2015).

8 Stuart Hall, ‘The Spectacle of the “Other”’, in Representation: Cultural Representations and Signifying Practices, a cura di Stuart Hall (Milton Keynes: Open University Press, 1997), pp. 223–90; e Stuart Hall, Race. The Floating Signifier, video, Media Education Foundation, London, 1997; Judith Butler, Gender Trouble (New York: Routledge, 1990).

9 Laura Mulvey, ‘Visual pleasure and narrative cinema’, Screen, 16.3 (1975) 6–18.

10 Nicholas Mirzoeff, The Right to Look. A Counterhistory of Visuality (Durham: Duke University Press, 2011); Fatimah Toning Rony, The Third Eye. Race, Cinema, and Ethnographic Spectacle (Durham: Duke University Press, 1996); John Tagg, The Burden of Representation: Essays on Photographies and Histories (Amherst: University of Massachusetts Press, 1988).

11 In Italia fondamentali sono i contributi di Roberta Sassatelli, Rossella Ghigi, Annalisa Frisina e Camilla Hawthorne.

12 Victoria De Grazia, Il patriarcato fascista: come Mussolini governò le donne italiane (1922–1940), in Storia delle donne. Il Novecento a cura di Françoise Thébaud, vol. 5 (Roma-Bari: Laterza, 2007; I edizione 1992), p. 141.

13 Joan C. Chrisler, Ingrid Johnston-Robledo, Woman’s Embodied Self. Feminist Perspectives on Identity and Image (Washington D.C.: American Psychological Association, 2018), p. 36. Per questa definizione le autrici hanno in mente il lavoro di April Fallon, ‘Culture in the Mirror: Sociocultural Determinants of Body Image’, in Body Images: Developement, Deviance, and Change, a cura di T. Cash, T. Pruzinsky, (New York: Guilford Press, 1990), pp. 80–109.

14 Una giornata moderna. Moda e stili nell’Italia fascista, a cura di Mario Lupano e Alessandra Vaccari (Bologna: Damiani, 2009); Sofia Gnoli, Eleganza fascista. La moda dagli anni Venti alla fine della guerra (Roma: Carocci, 2017).

15 In particolare La Domenica del Corriere, Rivista illustrata del popolo d’Italia, L’Illustrazione italiana.

16 Mi riferisco in particolare a Africa italiana e Illustrazione coloniale.

17 Un altro fattore significativo meritevole di approfondimento è l’età.

18 Sul periodico, diretto da Ardengo Soffici, si veda Paola Italia, ‘Savinio, Soffici e la politica culturale del fascismo nei primi anni venti: Il nuovo Paese e il Corriere italiano’, Nuova rivista di letteratura italiana, 3.2 (2000), 389–450.

19 La relazione tra fascismo e modernità è, naturalmente, più complessa come mostrano diversi studi recenti, tra cui Ruth Ben-Ghiat, Fascist Modernities. Italy 1922–1945 (Berkeley: University of California Press, 2001); Alberto De Bernardi, Una dittatura moderna. Il fascismo come problema storico (Milano: Bruno Mondadori, 2001); Modernità totalitaria. Il fascismo italiano, a cura di Emilio Gentile (Roma-Bari: Laterza, 2008).

20 Tornerò su questo aspetto, si tratta tuttavia di un’ipotesi che andrebbe sottoposta a una ricerca mirata.

21 Adolfo Mignemi, Immagine coordinata per un impero. Etiopia 1935–36 (Torino: Gruppo editoriale Forma, 1984); Silvana Palma, L’Italia coloniale (Roma: Editori riuniti, 1999).

22 Monica Di Barbora, ‘Donne in Aoi: fotografie tra sguardo pubblico e privato’, Officina della storia, 9 (2013) https://www.officinadellastoria.eu/it/2013/03/30/donne-in-aoi-fotografie-tra-sguardo-pubblico-e-privato/; Id., ‘Colonialismo e identità nazionale di genere tra fascismo ed età repubblicana’, Quel che resta dell’impero. La cultura coloniale degli italiani, a cura di Valeria Deplano e Alessandro Pes (Milano-Udine: Mimesis edizioni, 2014), pp.191–208 .

23 Stephen Gundle, Bellissima. Feminine Beauty and the idea of Italy (New Haven-London: Yale University Press, 2009), p. 99.

24 Illustrazione italiana (18 maggio 1941), p. 749.

25 Illustrazione italiana (9 febbraio 1941), p. x.

26 Illustrazione italiana (18 maggio 1941), p. 749. Sulla scarsa presa di alcune parole d’ordine del regime nei confronti delle donne si veda Victoria De Grazia, Le donne nel regime fascista (Venezia: Marsilio, 1993).

27 L’Illustrazione italiana (17 settembre 1939), p. XII. Al riguardo, è ben noto l’interesse del regime per il cinema e gli anni di cui tratta questo articolo coincidono proprio con il fenomeno del cosiddetto ‘cinema dei telefoni bianchi’, tentativo di opporre Cinecittà a Hollywood e di creare un divismo nazionale capace di rivaleggiare con i modelli proposti da oltre oceano.

28 Cristina Lombardi-Diop, ‘L’Italia cambia pelle. La bianchezza degli italiani dal Fascismo al boom economico’, Gaia Giuliani, Cristina Lombardi-Diop, Bianco e nero. Storia dell’identità razziale degli italiani (Milano: Mondadori Education, 2013), pp. 67–116 (p. 89).

29 Ciro Poggiali, Albori dell’impero (Milano: Fratelli Treves, 1938), p. [525]; corsivo mio.

30 D. Lombardo, ‘Donne per l’impero coloniale italiano’, Illustrazione coloniale (9 settembre 1939), p. 46.

31 Alberto Maria Banti, L’onore della nazione. Identità sessuali e violenza nel nazionalismo europeo dal XVIII secolo alla Grande Guerra (Torino: Einaudi, 2005).

32 ‘Donne troppo donne’, Illustrazione coloniale (1 gennaio 1939), p. 26.

33 Gaia Giuliani, ‘L’italiano negro. La bianchezza degli italiani dall’Unità al Fascismo’, in Giuliani e Lombardi-Diop, Bianco e nero, pp. (p. 42).

34 Ibid., p. 42.

35 Cfr. Gundle, Bellissima.

36 Sulla non linearità del processo di costruzione di modelli estetici in epoca fascista si veda in questo numero il saggio di Monica Di Barbora.

37 Cfr. G. Giuliani, C. Lombardi-Diop, Bianco e nero e Il colore della nazione a cura di G. Giuliani.

38 I ‘Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti della libertà’ (GDD), nascono a Milano e Torino nel novembre 1943 con il compito di sostenere la Resistenza combattendo espressamente per le donne. Si veda Franca Pieroni Bortolotti, Le donne della Resistenza antifascista e la questione femminile in Emilia (1943–45), in Donne e Resistenza in Emilia-Romagna, v. 2 (Milano: Vangelista, 1978).

39 Qui a Noi donne si affiancavano altre pubblicazioni clandestine come il periodico delle donne socialiste Compagna e La voce delle donne pubblicato dalla fine del 1944 dai GDD bolognesi.

40 Noi donne, 10 ottobre 1944. L’appello è del 15 settembre 1944.

41 Attualmente la rivista ha un sito ed è ridotta a un settimanale online, cfr. http://www.noidonne.org/chi-siamo.php. Tutti i materiali online citati sono stati consultati per l’ultima volta il 7 marzo 2018.

42 Cfr. Federica Trenti, Il Novecento di Joyce Salvadori Lussu. Vita e opera di una donna antifascista (Sasso Marconi: Le Voci della Luna Poesia, 2009).

43 Anna Apparti et al., Paura non abbiamo…: l’Unione donne italiane di Reggio Emilia nei documenti, nelle immagini, nella memoria. 1945–1982 (Bologna: Il nove, 1993), p. 85. Il legame con l’antifascismo e l’esperienza resistenziale era comunque rivendicato anche da gruppi di donne di orientamento cattolico come il Centro italiano femminile (CIF).

44 Anna Rossi Doria, Diventare cittadine. Il voto alle donne in Italia (Firenze: Giunti, 1996). Il diritto di voto fu ottenuto con il decreto legislativo luogotenenziale del 1 febbraio 1945 (dal quale erano però escluse le prostitute schedate), mentre quello all’eleggibilità solo con il decreto n. 74 del 10 marzo 1946.

45 Di matrice cattolica Alba, nata nel 1922 e Gioia pubblicata dal 1938 dalla Casa editrice Pro Familia. Bella e Annabella, di Rizzoli, nascono rispettivamente nel 1933 e 1938, la seconda come proseguimento della rivista Lei, nata nel 1933 ma che cambia nome nel 1938 in seguito alla campagna fascista per l’abolizione della terza persona. Grazia è pubblicata dal 1938 da Mondadori, mentre Amica nasce nel 1962 come supplemento del Corriere della Sera. Per i fotoromanzi il primo è, nel 1946, Grand Hotel, seguito l’anno successivo da Bolero Film della Mondadori e da Sogno di Rizzoli. Sui periodici femminili italiani rinvio a Gisella Bochicchio e Rosanna De Longis, La stampa femminile in Italia (Roma: Biblink, 2010), mentre per il genere fotoromanzo a Anna Bravo, Il fotoromanzo (Bologna: Il Mulino, 2003).

46 Si veda tra gli altri l’articolo di Nilde Jotti, ‘La questione dei fumetti’, Rinascita, 12 (1951), [pp?].

47 Cfr. Noi donne, n. 3, 1944, p. 11. La prima ‘pagina di moda’ è invece nel n. 1 dello stesso anno. Per quanto concerne le pagine di moda in Noi donne si veda anche la sezione online della mostra ‘ornaMENTI’ (Centro culturale Livia Bottardi Milano, 2017), http://assarchiviudi.com/wp-content/uploads/2017/10/Noi_donne_per_ornaMenti.pdf.

48 Maria Antonietta Macciocchi, Sotto accusa la stampa femminile borghese (Roma: Ed. Noi donne, 1950). L’autrice ribadisce la sua critica rispondendo alle lettere di alcune lettrici che auspicano sia dedicato maggiore spazio nella rivista ad argomenti di ‘svago’ nell’articolo ‘Che cos’è Noi donne’, Noi donne, 10 (1951), 11.

49 Si vedano ad esempio le copertine dei seguenti numeri della rivista: 3, 1953 (Magnani); 10, 1955 (Lollobrigida); 36, 1958 e 10, 1961 (Sophia Loren); 10, 1959 (Virna Lisi); 10, 1960 (Liana Orfei); 38 e 15 del 1960 e 27 del 1961 (Claudia Cardinale); 21 del 1962 (Silva Koscina). Meno frequenti ma non assenti anche le copertine dedicate ai divi, ad esempio Yves Montand (11, 1956), Amedeo Nazzari (23, 1957), Rock Hudson (48, 1957) e Harry Belafonte (36, 1959).

50 Anna Bravo, ‘Presentazione’, in I Gruppi di difesa della donna. 1943–1945, a cura di Unione donne italiane e Archivio Centrale (Roma: Udi, 1995), p. 10.

51 Cfr. Anna Rossi Doria, ‘La stampa politica delle donne nell’Italia da ricostruire’, in Donne e giornalismo. Percorsi e presenze di una storia di genere, a cura di Silvia Franchini e Simonetta Soldani (Milano: Franco Angeli, 2004), pp. 127–53.

52 Patrizia Gabrielli, La pace e la mimosa L’Unione donne italiane e la costruzione politica della memoria 1944–1955, (Roma: Donzelli, 2005), p. 106.

53 Una stigmatizzazione che non si esaurisce ovviamente nel periodo preso in esame. Si pensi all’immaginario sulla femminista brutta e mascolina negli anni Settanta o i commenti sessisti sulle donne in politica frequenti anche attualmente.

54 Gabrielli, La pace e la mimosa, p. 108.

55 Patrizia Gabrielli, Il 1946, le donne, la Repubblica (Roma: Donzelli, 2009), p. 191.

56 Marisa Ombra, La bella politica. La Resistenza, Noi donne, il femminismo, (Torino: Edizioni Seb 27, 2009), p. 59.

57 Gabrielli, Il 1946, le donne, la Repubblica, p. 191.

58 Ibid., p. 234. Teresa Noce con grande senso dell’ironia titola il primo capitolo della sua autobiografia ‘Brutta, povera e comunista’. Cfr. Teresa Noce, Rivoluzionaria professionale (Milano: La Pietra, 1974).

59 Sul concorso di Vie Nuove e più in generale sulla politica culturale del PCI rinvio a Stephen Gundle, I comunisti italiani tra Hollywood e Mosca. La sfida della cultura di massa 1943–1991 (Firenze: Giunti, 1998). Si veda anche Eleonora Selvi, Maria Antonietta Macciocchi. L’intellettuale eretica (Roma: Aracne, 2012). Ringrazio Tatiana Petrovich Njegosh, al cui saggio in questo volume rinvio per puntuali osservazioni sui concorsi di bellezza, per avermi segnalato quest’ultimo volume.

60 Selvi, Maria Antonietta Macciocchi, p. 60.

61 Lilli Cerasoli, ‘Un’indossatrice nel Sud Africa. Impressioni di viaggio’, Noi donne, 29, 1954.

62 Un meccanismo che sembra operante anche negli articoli sulle donne del Sud Italia, spesso oggetto di uno sguardo a tratti esotizzante, come quando, a proposito della bellezza delle ‘donne siciliane’, si afferma che questa esprimerebbe ‘il fascino profondo dell’isola’. Cfr. Luigia Cobau, ‘Donne di Sicilia’, Noi donne, 6, 1945, p. 4. Si vedano anche Nadia Gallico, ‘Donne Sarde’, 7, 1945, p. 5; e Ruggiero Grieco, ‘Donne meridionali’, 47, 1954, pp. 6–8.

63 A Belafonte oltre alla copertina segnalata nella nota 16, Noi donne dedica più di un articolo. Si veda ad esempio Arturo Gismondi, ‘Il mondo mi odiava’, Noi donne, 36 (1959), [pp.?] e quello dedicato alla suo matrimonio con l’attrice bianca Julie Robinson, ‘La formula della felicità. Julie e Harry’, Noi donne, 16 (1961), 22–23. Per Amstrong, Arturo Gismondi, ‘La sfida di Amstrong’, Noi donne, 29 (1959), 38–40.

64 Michèle Airault, ‘Se pensassimo solo al nostro cuore’, Noi donne, 45 (1956) 28–29. Ancora nel 1961, in un trafiletto il ricevimento di Baker del premio Fornarina d’oro, viene definita ‘l’intramontabile venere nera’. Cfr. Noi donne, 28 (1961), 9. Ringrazio Vincenza Perilli per avermi segnalato e fornito gli articoli su Noi donne .

65 Giuliana Del Pozzo e Grazia Cesarini, ‘Tutte insieme la vita trionferà’, Noi donne, 29 (1955), 4–6.

66 ADN Kronos, ‘Miss Italia, la prima edizione 70 anni fa’, 13 marzo 2016, http://www.adnkronos.com/intrattenimento/spettacolo/2016/03/13/miss-italia-prima-edizione-anni_eKji3TfxweG3EktLURmGuI.html [consultato il 23 febbraio 2018].

67 Gabrielli, Il 1946, le donne, la repubblica, p. 8. L’Italia è stata la prima nazione in Europa a istituire un Ente nazionale per il turismo nel 1919.

68 Ibid.

70 Nel 1972 il concorso si sposta a Vibo Valentia, pare per ‘una sassaiola’ contro Walter Chiari scatenata l’anno prima, dove i pittori incaricati di ritrarre le miss si rifiutano di considerare la donna ‘merce’ nonché di seguire ‘lo snobismo di donne sciocche’: http://www.zoom24.it/2017/09/09/vibo-miss-italia-edizioni-anni-settanta-9420/; sul concorso del 1973: Elena Doni, ‘Rubrica’, Effe, 1.1 (1973), p. 29, che contesta lo spreco di denaro pubblico e lo sfruttamento di ‘povere ragazze ignoranti’. Più recentemente, sul dibattito e l’interrogazione parlamentare seguiti alla decisione di non trasmettere più il concorso sulla Rai: Maria Corbi ‘Perché Miss Italia non va in onda’, La stampa, 15 maggio 2013, http://www.lastampa.it/2013/05/15/cultura/domande-e-risposte/perche-miss-italia-non-va-piu-in-onda-iJIq9eTWxhQ36hRDhPHZYK/pagina.html [consultati il 28 febbraio 2018].

71 Romeo Forni, Dante Forni, Sepo. Settant’anni con l’arte (Bologna: Pendragon, 2008), p. 101.

72 Forni, Forni, Sepo, p. 68.

73 Marco Casali, Paola Vozza, ‘Bellezze al lago’, Archivio iconografico del Verbano Cusio Ossola, 31 ottobre 2011, https://archiviodelverbanocusioossola.com/tag/cinquemila-lire-per-un-sorriso/ [consultato il 28 febbraio 2018].

74 Laura Diafani, ‘Introduzione’, Aldo Palazzeschi, Carteggio. 1938–1974, a cura di L. Diafani (Roma: Edizioni di Storia e Letteratura, 2007), pp. ix-xlii e p. xxviii.

75 Daniele Pittèri, La pubblicità in Italia. Dal dopoguerra a oggi (Roma-Bari: Laterza, 2002), p. 25.

76 FraGhelli, ‘Breve storia della pubblicità/1’, 25 ottobre 2013, https://www.slideshare.net/FraGhelli/breve-storia-della-pubblicit-1 [consultato il 28 febbraio 2018].

77 De Grazia, Le donne nel regime fascista, p. 11.

78 Ibid., p. 276.

79 Ibid., pp. 276–77.

80 Ibid., p. 277.

81Miss Italia: 78 anni di storia’, http://www.missitalia.it/concorso/storia.php [consultato il 28 febbraio 2018].

82 Corbi ‘Perché Miss Italia non va in onda’; Maria Corbi, ‘Miss Italia, divorzio poco consensuale”, La stampa, 11 maggio 2013, http://www.lastampa.it/2013/05/11/spettacoli/raiuno-da-l-addio-a-miss-italialnjQxWzmkzJ9wylSwB2scN/pagina.html [consultato il 28 febbraio 2018].

83 Il regolamento del concorso prevede l’essere di sesso femminile ‘dalla nascita’.

84 Corbi, in ‘Perché Miss Italia non va in onda’, riassume i cambiamenti recenti: l’abolizione delle misure, il divieto di essere madri, etc.

85 Tatiana Petrovich Njegosh, ‘Gli italiani sono bianchi? Per una storia culturale della linea del colore in Italia’, T. Petrovich Njegosh e Anna Scacchi, a cura di, Parlare di razza. La linea del colore tra Italia e Stati Uniti (Verona: ombre corte, 2012), p. 14. Anche per il paragrafo successivo.

86 Petrovich Njegosh, ‘Gli italiani sono bianchi?’, pp. 3, 43, 14.

87 Francesco Cassata, ‘La Difesa della razza’. Politica, ideologia e immagine del razzismo fascista (Torino: Einaudi, 2008).

88 Giuliani, ‘L’italiano negro’, pp. 60 e sgg. Per le norme anti-meticciato a garanzia della incerta bianchezza italiana, Petrovich Njegosh, ‘Gli italiani sono bianchi?’.

89 George L. Mosse, Il razzismo in Europa. Dalle origini all’olocausto (Roma-Bari: Laterza, 1992), pp. 7–21.

90 Possono partecipare cittadine e non cittadine, che però abbiano i requisiti per richiederla secondo la legge attuale, la n. 91/1992: la residenza in Italia per almeno 18 anni senza interruzioni; quest’ultima novità è stata introdotta nel 2014: http://realityshow.blogosfere.it/post/531815/miss-italia-2014-novita-nel-regolamento-possono-iscriversi-le-maggiorenni-nate-da-genitori-stranieri-e-senza-cittadinanza [consultati il 28 febbraio 2018]. Per le polemiche ogni volta che concorrono ragazze nere: http://www.tvblog.it/post/1476889/miss-italia-2017-puo-essere-nera [consultato il 28 febbraio 2018].

91 Petrovich Njegosh, ‘Gli italiani sono bianchi?’, p. 18.

92 Gabrielli, Il 1946, le donne, la repubblica, p. 9.

93 Stephen Gundle, Bellissima: Feminine Beauty and the Idea of Italy (New Haven, Yale University Press, 2007), p. 184, p. 174.

95 Gabrielli, Il 1946, le donne, la repubblica, p. 9.

96 Carmen Covito, ‘Sophia Loren’, Enciclopedia Treccani, http://www.treccani.it/enciclopedia/testimonianze-sophia-loren_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/ [consultato il 28 febbraio 2018]. Sul significato culturale di Loren nella tradizione della bellezza italiana e nel contesto commerciale del cinema postbellico si veda Gundle, Bellissima.

98 Stephen Gundle, ‘Sophia Loren, Italian Icon’, Historical Journal of Film, Radio, and Television (15.3 1995), p. 372.

99 http://www.missitalia.it/concorso/partecipazione.php [consultato il 28 febbraio 2018].

100 Sulla ‘bianchezza mediterranea’, Giuliani, ‘L’italiano negro’.

101 Maria Novella De Luca, ‘La miss nera divide in due l’Italia’, La repubblica, 9 settembre 1996 http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/09/09/la-miss-nera-divide-in-due.html [consultato il 28 febbraio 2018].

102 Ibid.

103 Ibid.

104 John Gennari, ‘Passing for Italian: Crooners and Gangsters in Crossover Culture’, Transition, 72 (1996) 36–48.

105 Laura E. Ruberto, Gramsci, Migration, and the Representation of Women’s Work in the US (Lanham, MD: Lexington Books, 2009), p. 24.

106 ‘Quando denny mendez fu eletta’, Alfemminile, 2007, https://matrimonio.alfemminile.com/forum/quando-denny-mendez-fu-eletta-fd2493327 [consultato il 28 febbraio 2018]. L’identità razziale degli italiani si manifesta ancora attraverso il diniego di un legame tra italianità e nerezza evidentemente tabù. Essere italiani e neri è un’associazione proibita, impossibile, negata. Si veda Petrovich Njegosh, ‘Gli italiani sono bianchi?’; Giuliani, ‘L’italiano negro’; Petrovich Njegosh, ‘Il meticciato nell’Italia contemporanea. Storia, memorie e cultura di massa’, Iperstoria (6, Fall 2015) http://www.iperstoria.it/joomla/images/PDF/Numero_6/monografica_6/Petrovich_Njegosh_meticciato_italia_contemporanea.pdf [consultato il 28 febbraio 2018].

109 Sulla mia rielaborazione del concetto di costruzione ‘per contrasto’ della bianchezza della nazione (a partire dallo storico del risorgimento Michele Nani e dalla sociologa Colette Guillaumin) e del ‘cannibalismo simbolico’ (a partire dalla teoria decoloniale latinoamericana e dalla teorica afroamericana bell hooks) rimando al mio più recente lavoro (si veda la nota seguente).

110 Rimando per brevità al mio volume in uscita Race, Nation and Gender in Modern Italy. Intersectional Representations in Visual Culture (London: Palgrave Macmillan, 2018) e alla lista delle mie pubblicazioni ivi contenuta..

111 Daniele Pittèri, La pubblicità in Italia. Dal dopoguerra ad oggi (Bari–Roma: Laterza, 2006), p. 117.

112 Ibidem, 123–4. Si vedano anche Francesco Casetti, Tra me e te. Strategie di coinvolgimento dello spettatore nei programmi della neo-televisione (Torino: nuova ERI, 1988) e Maria Pia Pozzato, Dal ‘gentile pubblico’ all’Auditel. Quarant’anni di rappresentazione televisiva dello spettatore (Torino: Nuova ERI, 1992).

113 Per uno sguardo al rapporto tra genere e razza nella televisione fino alla fine del monopolio di stato si vedano, tra gli altri, Vincenza Perilli, ‘“Sesso” e “razza” al muro. Il sistema sessismo/razzismo in pubblicità’, Specchio delle sue brame. Analisi socio-politica delle pubblicità, a cura di Laura Corradi (Ediesse: Roma, 2012), pp. 91–126; Rosetta Giuliani Caponetto, ‘Blaxploitation all’italiana. La Venere nera nel cinema italiano degli anni Settanta’, L’Italia postcoloniale, a cura di Cristina Lombardi-Diop e Caterina Romeo (Firenze: Le Monnier – Milano: Mondadori Education, 2014), pp. 165–77; Catherine O’Rawe, Stars and Masculinities in Contemporary Italian Cinema (New York and Basingstoke: Palgrave Macmillan 2014).

114 Per un’analisi significativa della ‘traduzione’ di questi prodotti televisivi nel contesto italiano si veda tra gli altri Leonardo Buonomo, ‘Indovina chi viene a cena? La rappresentazione degli afroamericani nel doppiaggio italiano di The Jeffersons’, Parlare di razza, a cura di Tatiana Petrovich Njegosh e Anna Scacchi, pp. 220–40.

115 Ad esempio, il genere: per cui tutte le presenze razzializzate nei film sono di donne a cui vengono affiancati uno o più (co-) protagonisti bianchi.

116 Si veda Parlare di razza, a cura di Tatiana Petrovich Njegosh e Anna Scacchi.

117 Alice Casalini, ‘Presenze nere nel cinema degli anni Settanta-Ottanta, tra autorialità e blaxploitation’, in L’Africa in Italia. Per una controstoria postcoloniale del cinema italiano, a cura di Leonardo de Franceschi (Rome: Aracne, 2013), p. 135.

118 In realtà non si hanno studi che abbiano riflettuto sulla ricezione di questi film da parte di soggetti non-bianchi. Ciò che afferma Araya, d’altra parte è estremamente importante e pone l’accento sulla necessità di una visibilità che – immagino – sarebbe comunque risultata importante in quel contesto storico e culturale.

119 Ringrazio Vincenza Perilli per l’intuizione di questa continuità.

120 Per una antologia di interventi critici che mettono a fuoco queste questioni e di testimonianze sulla realizzazione e messa in onda della trasmissione si vedano i volumi che accompagnano la pubblicazione in doppio cofanetto della serie completa di Cinico Tv in Dvd: Cinico Tv: volume primo 1989–1992, a cura di Alessandro Cavazza e Paola Cristalli (Bologna: Cineteca di Bologna edizioni, 2011), e Cinico Tv: volume secondo 1993–1996, a cura di Alessandro Cavazza e Paola Cristalli (Bologna: Cineteca di Bologna edizioni, 2013).

121 Marilù Ursi, ‘Ciprì e Maresco: un cinico tuffo nel vuoto’, Narrazioni, 3.4 (2014), 118–24 (p. 120).

122 Nicola Lagioia, ‘In memoria di Ciprì e Maresco’, in Cinico Tv: volume secondo, pp. 5–12 (p. 6).

123 Enrico Ghezzi, ‘Illuminati, a futura memoria dell’oscurità’, in Kind of Cinico: Daniele Ciprì e Franco Maresco, a cura di Enrico Ghezzi e Stefano Curti (Roma: Raro Video, 2005), pp. 3–4 (p. 3).

124 Si vedano fra gli altri: John Dickie, Darkest Italy: The Nation and Stereotypes of the Mezzogiorno 1860–1900 (New York: Palgrave Macmillan, 1999); Nelson Moe, The View From Vesuvius: Italian Culture and the Southern Question (Berkeley: University of California Press, 2002); Vito Teti, La razza maledetta: origini del pregiudizio antimeridionale (Roma: Manifestolibri, 2011); Gaia Giuliani e Cristina Lombardi-Diop, Bianco e nero.

125 Homi K. Bhabha, The Location of Culture, 4th ed. (New York: Routledge, 2004), pp. 57–93.

126 Sul significato politico del paesaggio nel cinema italiano contemporaneo e in Cinico Tv si veda: Simone Arcagni, ‘Paesaggio (politico) nel cinema italiano’, in Close Up, 23 (2008), 67–73.

127 Giovanna De Luca, ‘Seeing Anew: Children in Italian Cinema, 1944 to the Present’, in The Italian Cinema Book, a cura di Peter Bondanella (London: BFI Publishing, 2013), pp. 101–8 (p. 101).

128 Si veda l’intervista ai registi inserita nella sezione ‘extra’ del primo volume del DVD edito dalla cineteca di Bologna: Cinico Tv, volume primo 1989–1992 (Bologna: Cineteca di Bologna edizioni, 2011).

129 Franco Maresco, ‘Ciprì et Maresco: deux trublions du cinéma et de la télévision’, La pensée de midi, 8. 2 (2002) 92–100 (p. 96).

130 Silvana Patriarca, Italian Vices: Nation and Character from the Risorgimento to the Republic (Cambridge: Cambridge University Press, 2010), pp. 20–50.

131 Jacqueline Reich, Beyond the Latin Lover: Marcello Mastroianni, Masculinity and Italian Cinema (Bloomington: Indiana University Press, 2004), pp. 49–77.

132 Tale idealizzazione nella contemporaneità è spesso collimata con ideologie politiche di destra, si pensi per esempio all’uso del ‘nudo eroico’ maschile durante il fascismo: Caterina Bianchi, ‘Il nudo eroico del fascismo’, in Gli occhi di Alessandro: potere umano e sacralità del corpo da Alessandro Magno a Ceausescu, a cura di Sergio Bertelli e Cristiano Grottanelli (Firenze: Ponte alle Grazie, 1990), pp. 154–69; Lorenzo Benadusi, Il nemico dell’uomo nuovo: l’omosessualità nell’esperimento totalitario fascista (Milano: Feltrinelli, 2005), pp. 17–24; o alla consonanza fra progetti di costruzione di una maschilità ‘muscolare’ bianca egemonica e progetti imperiali rintracciata da Richard Dyer in diverse tradizioni cinematografiche: Richard Dyer, White: Essays on Race and Culture (London: Routledge, 1997), pp. 145–83.

133 Valentina Cremonesini e Stefano Cristante, ‘Sud e industria culturale’, in La parte cattiva dell’Italia: Sud, Media e immaginario collettivo, a cura di Valentina Cremonesini e Stefano Cristante (Milano: Mimesis, 2015), pp. 29–109 (pp. 51–4).

134 Cremonesini e Cristante, p. 51.

135 Ibid., p. 53.

136 Stefano Cristante, ‘Cosa dice il Tg1 del Sud? Parole, immagini e cornici cognitive del telegiornale più visto in Italia (1980–2010)’, in La parte cattiva dell’Italia, pp. 111–175 (p. 124).

137 ‘Amato: Picchiare le donne è una “tradizione siculo-pakistana”’, La Repubblica, 11 luglio 2007, online all’indirizzo: http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/politica/amato-donne/amato-donne/amato-donne.html [consultato il 7 marzo 2018].

138 ‘Germania, violenta la sua ex, sconto di pena perchè “è sardo”’, La Repubblica, 11 ottobre 2007, online all’indirizzo: http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/sardo-violenza/sardo-violenza/sardo-violenza.html [consultato il 7 marzo 2018].

139 Inderpal Grewal, ‘Outsourcing Patriarchy: Feminist Encounters, Transnational Mediations and the Crime of Honour Killing’, in International Feminist Journal of Politics, 15. 1 (2013) 1–19.

140 Molti altri esempi si potrebbero fare al riguardo: si veda la serie incentrata sui fratelli Abbate che ripetono ossessivamente e all’unisono argomentazioni misogine.

141 Si vedano per esempio i dibattiti fra spettatori, che ruotano spesso intorno allo statuto di verità\finzione dei filmati, nella sezione dei commenti nella pagine di Youtube in cui è possibile visionare alcuni dei filmati di Cinico Tv: https://www.youtube.com/watch?v=yKvHsKS_so8 [consultato il 7 marzo 2018].

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