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The Preacher’s Agenda: A Dominican versus the Italian Renaissance

Pages 462-476 | Published online: 11 May 2015
 

Abstract

This article reviews the cultural agenda of the celebrated Dominican preacher Giovanni Dominici (1356–1419) in fifteenth-century Florence. Central issues discussed include Dominici’s educational programme, his cultural propaganda, his interest in the visual arts and his opposition to the study of the classics, as expressed in his public popular preaching. The close examination of his cultural agenda discloses Dominici as the most extreme opponent of humanist studies.

Notes

1. Giovanni Dominici, MS Ricc. 1301, Predica 41, lines 183–86: “I’ penso avere a predicare qui un anno, se piacierà a Dio, la Quaresima. Et dicovi che, se queste vaghegine et vagheguatori non mutono modi, che disposto sono do non salire in pergamo niuna domenica o dì di festa dopo disinare; innanzi non predicare, ch’essere cagione di ragunare nella chiesa di Dio tanto fastidio, quanto è questo, di tanta abominazione. Faranno bene a non ci venire.”

2. On the tradition of preaching in Santa Maria Novella, see Carlo Delcorno, La predicazione nell’età comunale (Florence: Sansoni, 1974).

3. On Giovanni Dominici, see Stefano Orlandi, Necrologio di Santa Maria Novella (Florence: Olschki, 1955); Giorgio Cracco, “Banchini, Giovanni di Domenico,” in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 5, ed. Benvenuto Bertoni (Rome: Istituto della Enciclopedia italiana, 1963): 657–67. See also Daniel Bornstein, “Giovanni Dominici, the Bianchi, and Venice: Symbolic Action and Interpretive Grids,” Journal of Medieval and Renaissance Studies 23 (1993): 143–71; Daniel Bornstein, The Bianchi of 1399 (Ithaca, NY: Cornell University Press, 1993); Giovanni Cracco, “Giovanni Dominici e un nuovo tipo di religiosità,” in Conciliarismo, stati nazionali, inizi dell’Umanesimo- Atti del convegno storico (Spoleto: Centro Italiano di studi sull’Alto Medioevo, 1990): 3–20; Nirit Ben-Aryeh Debby, Renaissance Florence in the Rhetoric of Two Popular Preachers: Giovanni Dominici (1356–1419) and Bernardino da Siena (1380–1444) (Turnhout, Belgium: Brepols, 2001); Peter Denley, “Giovanni Dominici’s Opposition to Humanism,” Studies in Church History 17 (1982): 103–14; Isabella Gagliardi, “Giovanni Dominici e Antonino Pierozzi: dal maestro al discepolo,” in Antonino Pierozzi O.P. (1389–1459). La figura e l’opera di un santo arcivescovo nell’Europa del Quattrocento, ed. Maria Pia Paoli and Luca Cinelli (Florence: Nerbini, 2011): 167–83; Daniel Lesnick, “Civic Preaching in the Early Renaissance: Dominici’s Florentine Sermons,” in Christianity and the Renaissance, ed. Timothy Verdon and John Henderson (Syracuse, NY: Syracuse University Press, 1990): 208–25; Roberto Rusconi, L’attesa della fine: Crisi della società, profezia ed Apocalisse in Italia al tempo del gran scisma d’Occidente (1378–1417) (Rome: Istituto storico Italiano per il Medioevo, 1979): 101–11.

4. Giovanni Dominici, Lettere spirituali, ed. M. T. Casella and G. Pozzi (Fribourg: Edizioni Universitarie Friburgo, 1969): 224–28.

5. On the Dominican campaign to canonize Catherine, see Sofia Boesch Gajano, “La Legenda Major di Riamondo da Capua, Costruzione di una santa,” in Atti del simposio internazionale Cateriniano-Bernardiniano, ed. Domenico Maffei and Paolo Nardi (Siena: Accademia Senese degli Intronati, 1982): 15–35; Jeffrey F. Hamburger with Gabriela Signori ed. Catherina of Siena: The Creation of a Cult (Turnhout, Belgium: Brepols, 2013); Carolyn Muessig with George Ferzoco and Beverly Mayne Kienzle, eds. A Companion to Catherine of Siena (Leiden: Brill, 2012); Thomas F. Luongo, The Saintly Politics of Catherine of Siena (Ithaca, NY: Cornell University Press, 2006); Katherine Scott, “St. Catherine of Siena ‘Apostola,’” Church History 61 (1992): 34–46; Katherine Scott, “Io Caterina: Ecclesiastical Politica and Oral Culture in the Letters of Saint Catherine of Siena,” in Dear Sister: Medieval Women and the Epistolary Genre, ed. Karen Cherewatuk and Ulrike Wiethaus (Philadelphia, PA: Penn State University Press, 1993): 87–121.

6. Bornstein,”Giovanni Dominici,” 145–46.

7. Bartolomea Riccoboni, “Necrologio del Corpus Domini,” in Dominici, Lettere spirituali, 317. For the English edition, see Sister Bartolomea Riccoboni, Life and Death in a Venetian Convent: The Chronicle and Necrology of Corpus Domini, 1393–1436, ed. and trans. Daniel Bornstein (Chicago, IL: The University of Chicago Press, 2000).

8. Bornstein, “The Bianchi,” 117–61, 162–88.

9. On Dominici’s letters, see Lia Sbriziolo, “Note su Giovanni Dominici,” Rivista di storia della chiesa in Italia 24 (1970): 4–30. For Dominici’s sermon sent to the nuns of Corpus Domini, see Giovanni Dominici, Lettere spirituali, 245–56.

10. Many of Dominici’s works have been edited. For a survey of his unedited works, see Guglielmo D’Agresti, “Introduzione agli scritti inediti del Dominici,” Memorie Domenicane 1 (1970): 51–199. For Dominici’s sermons, see Carlo Delcorno, “Repertorium of Italian Vernacular Sermons,” Medieval Sermon Studies 41 (1998): 41–6; Alfredo Galletti, “Prediche inedite di Giovanni Dominici,” in Miscellanea di studi critici in onore di Guido Mazzoni, ed. A. Della Torre (Florence: Tipografia Galileiana, 1907), 253–78; Debby, Renaissance Florence, 219–312. For a selection of edited sermons from this manuscript, see my Renaissance Florence in the Rhetoric of Two Popular Preachers.

11. Ricc. 1414, 79v: “Copiate per me, Suore N. del monasterio di Sancta Lucia di via di San Gallo, compiuta a dì 27 di septembre, 1518.” The manuscript includes Dominici’s writings such as the Regola, Epistole, Lettere, and Prediche (181v–245r). MS Ricc. 2105 is dated to 1470 and was copied by the nuns of the same monastery. The seven sermons are to be found in 175r–219r.

12. Ricc. 1301, Predica 13, lines 95–96, Predica 23, lines 171–72, Predica 20, 66v.

13. Ricc. 1301, Predica 41, lines 239–41: “Tu vedrai la mama biasciare il pane et poi così biasciato, il mette in bocha al fanciullino picholino. Gran merciè alla mama che dura la faticha per lui ed egli se ne notricha. Chosì t’immgina Iddio glorioso conbatte per noi.”

14. Ricc. 1301, Predica 41, lines 283–85: “Come sono i fanciulli di novità parevano loro cose belle. Et che gridavano? Babo, babo.”

15. Ricc. 1301, Predica 4, lines 53–55: “Quando tu eri piccholo fanciullo et dicessi questa anima a essere dove il corpo, dove l’angnolo che techo?”

16. Ricc. 1301, Predica 3, lines 63–64: “Un’altra brigata addormentata… in figliuoli.”

17. Ricc. 130, Predica 30, lines 75–78: “Diciamo pegio: i fanciulli, che apena sapiano favellare, vogliamo dire più llà, sentiti da’ padri et alle madri dolorose et ridendo et monstrando non churarsi per non gli ispaventare in tanto obrobievole pechato, gli corronpanno.”

18. Ricc. 1301, Predica 44, lines 37–47: “Ti che in questo nome avea anchora tre infirmità. La prima che è troppo amato, e però nonn è bene gastigato. Et quante vedi oggi di questa infirmità. I padri, le madri non che insegnino o amaestrino i loro figliuoli, ma vedranno o diranno loro fare o dire male et faranno vista di non vedergli o udirgli. Et con questi comportamenti chreschono fatti chome tu ti vedi. La seconda infirmità in questi figliuoli è una habondanza di troppi diletti, dare loro assai riposi. Et bene pinzargli et pettinargli, mandargli bene adorni, tanto fastidio che pute… La terza è una ciechità… Et ogni cosa che faranno, non tanto facciano vista non vedere, ma loderanno et insegneranno loro pure che chredano loro compiaciere et però inferma.”

19. Giovanni Dominici, Regola del governo di cura familare, ed. Piero Bargellini (Florence: Fiorentina, 1927), 112–13.

20. Ricc. 1301, Predica 44, lines 116–21: “Quanta faticha ci bisogna aoperare per sapere andare a Ddio? Sai quanta? Quanta vuole Iddio. Quanta vuole Iddio? Solo che tu sappi la sancta Scrittura. In che è inchiusa la sancta scrittura tutta? Nel credo. Or’ echo necessario è che tu sappi il Credo. Ma non solo che tu sappi il credo a mente, ma che tu sappi I mezzi per lli quali si perviene al credo. E quest´è sapere il credo. Et sa’ tu qua’ sono questi mezzi? Cierchare e operare virtù et fugire i vizii et pechati.”

21. Ricc. 1301, Predica 44, lines 141–47: “Chi non sa leggiere, apparare il Pater Nostro, l’Ave Maria, il Credo, i comandamenti, le sette opere di misericordia corporali et spirituali e orationi et buone cose, et in esse aoperare, seguitare le virtù, fugire i vizi e pechati et questo basta a’ semplici, chon usare la chiesa, le confessioni e altre cose apartegnienti alla sua salute; chi ssa legiere, ingiegnarsi di legiere libri della Sancta Scrittura et guardarsi da quegli ch’el possino fare chadere in eror o in pechati.”

22. Dominici, Regola, 103–4. On schools in Florence, see: Paul Gehl, A Moral Art: Grammar, Society, and Culture in Trecento Florence (Ithaca, NY: Cornell University Press, 1993); Paul Grendler, Schooling in Renaissance Italy: Literacy and Learning 1300–1600 (Baltimore, MD: John Hopkins University Press, 1989).

23. Ricc. 1301, Predica 44, lines 128–33: “Et vedrai la brigata del mondo cresciere et non sapere gli artiocoli della fede, none i comandamenti, none avere mai letto, né leggiere libri di Dio, cioè della Scrittura Sancta. Questi in tutto sbanditi, ma de’ libri delle frasche et delle ciancie o di bugie tutti pieni o de’ libri de’ conti et delle ragioni delle botteghe et delle merchatantie da guadagniare danari le chataste et cosi stanno nello abisso delle tenebre… Vengono per apparare di molti mali, che ffano i chattivi oggi al mondo che ‘l demonio dello inferno non gli saprebbe pensare, non che insegnare.”

24. Dominici, Regola, 105.

25. See Eugene Rice, The Renaissance Idea of Wisdom (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1958).

26. Ricc. 1301, Predica 44, lines 101–8: “Se tu volessi come si fa un panno, bene, per sapere ti basta la speculative: tondesi la pecora, lavasi la lana, ugnesi, pettinasi et scardassasi, filasi, tessesi et fassi il panno. Va pure per questa speculativa et saprai il modo di fare un panno. Ma volendo sapere per fare un panno, non basterebe andare solo per la speculativa, ma conviensi entrare nella praticha, et quest´è venire per lli mezzi cho´lle operazioni, c però altr´è colui che sa fare un panno et altro colui che ssa chome si fa un panno.”

27. Ricc. 1301, Predica 44, lines 1744–46: “Sai l’exemplo di Marta quando si dolea che ‘l maestro Christo perché Magdalena none andava per lla via sua attiva ma stavasi nella contemplativa: ‘De dì , maestro, a Magdalena m’aiuti.’ Sai le fu risposto: ‘Sta tu in cotesta via et lascia Magdalena in quella. Tu in chucina ed ella a piedi miei.”

28. Ricc. 1301, Predica 4, lines 94–97, 151–58: “Queste scripture poetiche o rectoricha che t’insengnano bello parlare, avere vana gloria, superbia, vanità, infidelità, sono chagione di pocha fede. Sai che tti insengnano a matti che lle vanno cerchando. Chi fu Giove? Chi fu Saturno, Marte? Et va schorrendo. Favole et ciance da torti.”

29. Ricc. 1301, Predica 4, lines 80–88: “E ti chonviene intendere che quelle scripture sone quelle che tti alluminano. Le quali ti danno fede et speranza di Christo benedicto. None intendessi de’ poeti, filosofi delghi enfiati, i quali o le quali ànno cerchato Iddio con superbia et voluto intenderlo o chongnoscerlo per via di natura et non per sé ànno perduta la faticha indarno. Et però per queste chosi sancte scripture, non cercare tu Iddio che male il troveresti. Quando elglino che le scripsono che nne furo inventori, non seppeno chongnoscerlo elglino. Elglino ciechi guida et tu ciecho co lloro te n’àndasti nella fossa. Sono fumo di tenebre et di lectamme puzzolente queste scripture.”

30. On Dominici’s influence on patronage of the arts in the convent of Corpus Domini in Venice, see Creighton Gilbert, “Tuscan Observants and Painters in Venice, ca. 1400,” in Interpretazioni Veneziani: Studi di storia in onore di Michelangelo Muraro, ed. David Rosand (Venice: Arsenale, 1984): 109–20; Denise Zaru, Art et Observance à Venise: les Dominicains et leurs artistes (1391–1545) (Paris, 2011); on Dominici’s influence on the artistic activity in the convent of San Marco in Florence, see William Hood, Fra Angelico at San Marco (New Haven, CT: Yale University Press, 1993): 23–26.

31. Giovanni Dominici, Ricc. 1301, Predica 3, lines 115–16: “Et se tu non l’apri a llegere alle dipinture sancte, a exercizi buoni, egli conviene pigli de cattivi et corre alle vanità.”

32. Dominici, Regola: 101: “La prima si è d’avere dipinture in casa di santi fanciulli o vergini giovinette, nelle quali il tuo figliuolo, ancor nelle fascie, si diletti come simile e dal simile rapito, con atti e segni grati alla infanzia. E come dico di pinture, così dico di scolture.”

33. See John Larner, “The Artist and the Intellectuals in Fourteenth-Century Italy,” History 54 (1969): 13–30.

34. See Berthold Louis Ullman, “The Dedication Copy of Giovanni Dominici’s ‘Lucula Noctis’,” in Studies in the Italian Renaissance, 2d ed. (Rome: Edizioni di storia e letteratura, 1973), 255–77.

35. On Dominican education in Florence, see Michèle Mulchahey, First the Bow is Bent in Study: Dominican Education before 1350 (Totonto: Pontifical Institute of Medieval Studies, 1998).

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