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Journal of Plant Taxonomy and Geography
Volume 4, 1914 - Issue 2
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STUDIO SUI “BORASSUS„

DESCRIZIONE DI UN GENERE NUOVO ASIATICO DI “BORASSEAE„

Pages 293-385 | Published online: 12 Apr 2013

References

  • Perchè si possano ben riconoscere le particolarità di forma e di superficie del nocciolo bisogna che questo sia ben liberato dalle fibre che lo ricuoprono e che sopra di esso si attaccano
  • 1910 . 1 – 3 . « Ann. Jard. bot. Buitenzorg », 2.e série, suppl. III 798, f
  • B. aethiopum E' bene avvertire che il presente prospetto è redatto sopra materiale spesso incompleto, specialmente per quel che si riferisce a certe forme; cosi non si conoscono i fiori maschi del B. aethiopum bngamojensis, del B. sambiranensis e del B. madagascariemis. Del B. sambiranewis e del B. aethiopum bagamojensis si conoscono solo i noccioli. E' quindi solo in considerazione della affinità di queste specie o varietà col tipico, che esse sono collocate nella divisione distinta dai fiori maschi con calice diviso in 3 lobi solo sino alla metà
  • A Manual of Indian Timbers 738 La descrizione del tronco è tratta da quella di J. S. GAMBLE:, 2.a ediz. p
  • Borassus Non mi sembra improbabile olie la disseminazione dei, tanto in Affrica quanto in Asia, possa esser favorita dagli Elefanti, che forse si cibano dei loro frutti
  • 1870 . Voyage d'exploration en Indo-Chine 360 « Le Tour du Monde », II, par FRANCIS GAKNIEH, con figure a pp. e 365
  • Il nome di « Lontar » si dice sia derivato dalle parole sanscrite « Rôn » foglia e « Tâl » saggezza, perchè le foglie venivano adoperate come lamine per scrivervi sopra
  • Porta nel Giardino di Buitenzorg l'indicazione: V, L, 17 a (pianta femina) e V, L. 118a (pianta maschio)
  • Borassus Bisogna teuer conto che per questo, come per gli altri, i caratteri da me indicati sono stati desunti da un piccolissimo numero di campioni, e che quindi possono andar soggetti a qualche variante
  • B. madagascariensis 61 – 15 . Quando di già queste pagine erano in corso di stampa è comparso l'importante lavoro dei signori H. Jumelle et Perrier de la Bâthie intitolato: « Palmiers de Madagascar », nel quale vengono descritti il Borassus sambiranensis sp. n. (p 67) ed il Bojer, p. t. XXXIII, XXXIV, XXXV, f. 14
  • B. madagascariensis Riguardo al B. sambiranensis lo scritto dei chiarissimi autori sopra citati mi dà modo di aggiungere: che esso risulta confinato nel Sambirano e nell'Ifasy, nel Nord e nel NO dell' Isola: che le sue foglie hanno il picciolo con i margini nerastri armati di denti molto grossi e molto prominenti: che i frutti sono il doppio più alti che larghi ed assai piú piccoli di quelli del, nel quale la lunghezza è presso a poco eguale alla larghezza
  • Dimouka BOJEE di questo Borassus scrive solo quanto appresso: « Pat. Ile de Madagascar. Croit sur les bords de la rivière Maron-Voai daus la baie de Bombetok, autour du village de Majungay. Cult, à Bois Chéri et au jardin du Roi, Pompi. Nom malg. ». Evidentemente 1' esemplare di cui qui sotto faccio menzione, donatomi insieme ad una fotografia d'assieme dall'ing. Prudhomme, proviene precisamente dalla località ciassica indicata da Bojer
  • Bomssus Riguardo al B. madagascariensis stralcio dalla pubblicazione dei rammentati autori le seguenti notizie. La pianta che riceve dai Sakalavi il nome di « Dimaka » raggiunge l'altezza di sino 20 m.; il suo tronco vien descritto come fusiforme nella parte centrale, ed apparisce leggermente tale nella figura d'assieme, tav. XXXIII. (Il tronco è perfettamente cilindrico nella fotografia dell' Ing. Prudhomme, ciò che dimostra che l'inspessimento del tronco nei, come in altre palme, non ha una grande importanza come carattere diagnostico). Le foglie vengono descritte con un picciolo lungo 2 m., a margini armati di piccoli denti irregolari, e con i segmenti sparsi di lipidî. Il calice dei fiori♂si dice formato da 3 sepali liberi (a me è sembrato 3-loboi. I frutti sono in numero di 7–15 sopra ogni spiga, talora sino ai 20; sono globosi, o turbinati quando si trovano pressati fra di loro; essi misurano 15 cm. di lunghezza e presso a poco il medesimo in larghezza. Questa Palma si dice particolarmente abbondante nel NO dell' Isola, spingendosi anche assai nell' interno, dove predilige i piani alluvionali e fertili lungo i fiumi. Neil' Ovest è frequente sulla Tsiribihina e nella vallata della Sakeny; si ritrova pure sul Malio, affluente del Mangoky. I Sakalavi traggono profitto della parte ventricosa del tronco, il quale vuotato serve per farne dei bauli o delle piccole botti. La polpa dei frutti è fibrosa, ma zuccherina e profumata, e da essa per distillazione si ottiene dell' alcool. La radice delle piantine germoglianti somministra un assai buon legume, tenero e bianco, ma un poco amaro. Il suo germoglio terminale è pure edule
  • Borassus: BENTHAM ed HOOKEK nel « Genera Plantarum » scrivono del genere « Species una, Africas tropicae incola, in India late eulta, v. in provinciis ostia versus fluminis Indus forsan spontanea »
  • Drude . Borassus 40 (« Die natürlichen Pflanzenfam. Palmen », p.) riconosce una sola specie di con diverse sottospecie
  • B. flabellifer GAMBLE (« A Manual of Indian Timbers ») ritiene che il sia coltivato in India, ma naturalizzato
  • Blatter . B. flabellifer 934 (« The Palms of British India », p.) presenta un esteso riassunto delle nostre conoscenze sul, e nemmeno dubita che esso non sia nativo dell'Affrica tropicale
  • Borassus La Lodoicea può considerarsi come il progenitore dei Borassus, i quali rappresenterebbero degli organismi conformati per una maggiore adattabilità ad un meno speciale ambiente. Gli spadici maschio e femmina della Lodoicea e dei Borassus sono di struttura fra loro identica; quelli [maschi della Lodoicea differendo da quelli dei Borassus solo por i fiori con molti stami nella prima, e solo 6 nei secondi, ma la disposizione loro negli alveoli è identica; anche gli spadici feminei nei due generi hanno la medesima conformazione di spatelle e di brattee florali. L'ovario della Lodoicea sembra identico a quello dei Borassus. I pireni della Lodoicea differiscono da quelli dei solo per la più profonda smarginatura apicale, ciò che li rende bilobi. La natura dell' albume sembra identica nei due generi, come pure identico sembra il processo di germogliamento
  • Nepenthes 214 Per limitarmi alle Palme rammenterò il genere Calamus, che sebbene non cosi largamente come in Asia, è pure rappresentato in Affrica da varie specie, che presentano una non dubbia parentela con alcune di quelìe del Ceylan. E qui trovo pure opportuno di rimandare il lettore a quanto ho scritto molti anni addietro (« Malesia », v. I, 1877, p.) a proposito della distribuzione geografica delle, e della presenza degli Antropomorfi in Malesia (« Nelle Foreste di Borneo », p. 306), nei quali scritti giungevo a conclusioni concordanti con le presenti
  • Bornsseae Anche supposto il caso che la dispersione delle potesse essere accaduta per il passaggio accidentale di qualche frutto attraverso grandi distese di mare, il fatto di essere esse piante dioiche rende ancor più improbabile la loro diffusione per tal mezzo, perchè bisognerebbe che il caso si fosse ripetuto più di una volta; esattamente come si ritiene improbabile che dei mammiferi veramente terrestri possano aver dato progenie, allorché accidentalmente siano passati sopra un' altra terra attraverso un braccio di mare, giacché o bisognerebbe che fossero state femmine pregnanti, o che subito dietro un individuo di un sesso ne fosse passato uno dell'altro
  • 1867 . Mastodon ed Elephas 201 In LYELL (« Principles of Geology », I. p., ediz. si nota che non meno di 7 specie di Proboscioidei dei genari si trovano fossili nei depositi delle Siwalik Hills alle falde dell'Imalaia
  • 86 Cambridge Nat. Hist.-Mammalia, by F. E. Beddard, p
  • (Cocos, Entada, Guilandina Adesso che noi conosciamo che esiste una grande corrente, la quale partendosi dal Golfo del Messico attraversa tutto l'Atlantico per andare a portare le sue acque sulla costa della Norvegia e della Groenlandia, non ci meravigliamo se vengono rigettati sulle spiaggie di quelle contrade settentrionali frutti di piante tropicali ecc.); ma se questi resti di vegetali provenienti da regioni calde fossero rimasti sepolti nelle epoche geologiche passate, e presentemente si trovassero fossili sul punto dove ora le correnti li hanno gettati, quali deduzioni non si sarebbero tratte relativamente alla Plora delle regioni boreali, ed al Clima che un tempo esse avrebbero dovuto possedere?; deduzioni del resto che sarebbero state analoghe a quelle che presentemente sono state emesse in seguito ai fossili scoperti nelle regioni antartiche
  • 1598 Si suppone che durante il Neocene (Miocene-Pl'ocene) siano accaduti i grandi sollevamenti montagnosi delle Alpi, dell' Imalaja e del Caucaso (Haug, 1. c. II, p.)
  • Lodoicea 226 Invero la Lodoicea con i suoi enormi frutti, che dalla comparsa dei fiori alla loro completa maturità impiegano sette anni (Thiselton Dyer in « Annals of Botany XXIV [1910], p.) ha, anche agli occhi di un non botanico, tutta l'apparenza di una pianta di un mondo più antico dell'attuale. Infatti la, per le proporzioni dei suoi organi riproduttivi, che di tanto superano quelli di ogni altra Palma, potrebbe considerarsi come un solitario superstite di una Flora di epoche geologiche passate, paragonabile a quei grandi estinti vertebrati, che durante l'epoca terziaria avevano raggiunto dimensioni fenomenali
  • MEDLICOTT e BLASFORD. « A Manual of the Geology of India », I, pag. 481
  • 525 Questa maniera di considerare la formazione dei Depositi Siwalik è perfettamente in opposizione di quella che trovo ammessa nell'opera citata sulla geologia dell'India (p. II, p.) dove si dice: «. it seems probable that from the earlj- tertiary times the sea has been excluded from the Sub-Himalayan region, and that the whole of the Sub-Himalayan deposits, above the Subaàthu group, are fresh-water and fluviatile, and formed on the surface of the land. They are in fact subaërial formations, like the alluvium and bhábar deposits of the present day
  • The striking agreement in character between the Sub-Himalayan rocks and the actual deposits now in progress of formation from Himalayan debris, at once suggests that the mountain border must have been to some extent defined, and the Himalayan area undergoing denudation, from early tertiary times; and it will be seen from the distribution of the Siwalik conglomerates, that during the later tertiary times the configuration of the mountains must have been very similar to what it is now » Questa ultima asserzione mi sembra poco conciliabile con quanto nella medesima opera si dice (vol. I, p. LVI ed altrove) che gli sconvolgimenti avvenuti nelle montagne dell' Imalaja sono principalmente accaduti durante i periodi del Terziario e del Post-terziario
  • A parte ciò, secondo le precedenti idee, gli animali dei quali i resti si trovano nei Siwalik avrebbero dovuto vivere nell'Imalaja, ed essere rimasti sepolti nei depositi causati dalla denudazione di queste montagne; mentre secondo il mio modo di vedere sarebbe precisamente l'opposto. Il sollevamento che andava effettuandosi nelF Imalaia durante l'epoca terziaria avrebbe formato come un grande argine ai materiali contenenti i resti di animali, che i fiumi discendenti dal supposto inabissato Afro-Indo-Malese continente avrebbero portato nel mare, sul quale ora si distende il deserto indiano, dalle foci dell'Indo sino alla regione subimalajana; mare che quindi sarebbe rimasto trasformato in terra ferma a causa del sollevamento della catena montagnosa dell' Imalaja e forse in seguito alla eruzione delle roccie trappiche circostanti. Sarebbe quindi avvenuta una completa inversione nel corso delle acque da quello che sono adesso; poichè mentre ora l'Indo scende dalle montagne verso l'oceano, nell' epoca preterziaria, se non precisamente i fiumi, le correnti subacque marine avrebbero portato con le acque i materiali discendenti dallo scomparso continente nella direzione delle montagne, alle cui Calde avrebbero dovuto fermarsi, mano mano che queste andavano elevandosi
  • A ciò non si oppone che i materiali portati dal denudamento delle prossime montagne non possa aver contribuito ad accrescere lo spessore dei depositi nei Siwalik, conciliando cosi le differenti vedute sulla origine di tali depositi, i quali par alcuni geologi sarebbero di origine marina e per altri di acqua dolce
  • Borasseae I Sabal veramente rappresenterebbero Palme ora note solo del Nuovo mondo; ma non mi sembra che vi sia alcuna prova che realmente le specie fossili dei giacimenti italiani descritti sotto detto nome possano con sicurezza esser riferiti a dei Sabal, piuttosto che a qualche altro genere di Corypheae o di asiatiche
  • 1888 . Latania, 700 A questo riguardo PARONA (Trattato di Geologia, p.) scrive: «.sele Alpi rappresentano una catena di monti non molto antica geologicamente, gli Appennini sono di una età ancora più giovane, in quanto che la costituzione loro definitiva in catena montuosa avvenne solo all'epoca del quarto piano mediterraneo, cioè dopo il Pliocene recente ». Ciò non ostante quando i geologi parlano delle piante fossili del periodo eocenico e miocenico in Italia, fanno sempre conto che esse abbiano vissuto presso a poco sul posto dove adesso si trovano i loro resti. G. DE SATOKTA p. e. (Origine Paléontologique des Arbres p. 112) a proposito delle Phoenix fossili che si trovano nell'alta Italia crede poter riconoscere in qualcuna di esse un antenato diretto della Phoenix dactilifera « dont ce dernier serait issu sans intermédiaire tout en reculant par étapes, du nord au sud, au fur et à mesure du progrès du refroidissement, après le milieu et jusque à la fin des temps tertiaires ». E sempre a riguardo delle Palme fossili dell'alta Italia S. SQUISABOL ci fa sapere (Cenno preliminare sulla Flora fossile di S.ta Giustina, in « Ann. Mus. Civico di Genova », serie 2, vol. VII, 1889) che a Santa Giustina in Liguria, dove predominano le Palme fossili « sia del tipo della Phoenix sia di quello dei Sabal e della. doveva esistere un estuario, foce di qualche fiume dalle rive abbellite da una vegetazione al tutto tropicale »
  • Riguardo al modo come possono essere avvenuti i depositi fossiliferi sopra rammentati, quali per le Palme quelli citati dell'Alta Italia, e per i Mammiferi quelli dei Siwalik, ai quali qui aggiungerei quelli di Pikermi in Grecia, io mi sarei formato il concetto, che i luoghi dove detti resti animali? vegetali sono rimasti accumulati e sepolti corrispimdano a dei punti morti, dove avrebbero potuto essere fermati i resti di animali e piante coinvolti nei gorghi delle correnti marine, in seguito a qualche violenta azione vulcanica, in modo analogo a quanto deve essere accaduto ai nostri tempi durante l'esplosione del vulcano di Krakatau; nella quale occasione si calcola che nello spazio di poche ore 30 mila persone siano state asportate Dall' acqua, insieme a tutto il bestiame domestico, agli animali selvatici e ad ogni altro essere vivente sulle coste adiacenti al luogo di esplosione. I fenomeni svoltisi durante questo memorabile cataclisma danno luogo a ritenere per certo, che in qualche punto speciale del fondo del mare indiano debbano essere rimasti accumulati e sepolti, come in un gran cimitero, i resti di tutti codesti esseri, in modo analogo a quanto potrebbe essere accaduto nell'epoca terziaria per le Palme del Veneto e per gli animali fossili di Pikermi e dei Siwalik. A Pikermi si asserisce che siano stati scavati nello spazio di 60 metri per 300 i resti di oltre 40 specie di Mammiferi, con centinaia d'individui, i quali certamente non si saranno dato ivi convegno da vivi per esservi poi seppelliti

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